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Tutte le cose accadute nelle Indie, fin dal giorno della loro straordinaria scoperta, sono state in tal modo portentose e singolari, che sembrerebbero poter oscurare, e condannare al silenzio, ogni storia accaduta in precedenza, per quanto prodigiosa, tra quante si videro o udirono nel mondo nei secoli andati.

Fra queste, il massacro e lo sterminio di interi popoli innocenti, la distruzione di villaggi, provincie e regni che lì felicemente prosperavano, e altre, non meno raccapriccianti.

Delle une e delle altre prese a raccontare, a gente che non le conosceva, il Vescovo Fra Bartolomé de las Casas, o Casaus. Dalla prima volta che si recò a Corte, a informare il Re, nostro Signore (come uno che di tutte quelle cose era stato testimone), provocando negli ascoltatori tale sorta di turbamenti e di commozione, che fu pregato, e ancor di più, sollecitato, di scrivere di esso un sunto. Lo fece, nel tentativo di evitare in futuro simili sciagure, e stimò di stamparlo, affinché risultasse di più facile lettura.

Ecco la genesi del seguente sommario, o Brevissima Relazione.

 

Nota del traduttore 

Per questa pubblicazione mi sono servito del facsimile della prima edizione, del 1552, riprodotta in Tratados de Fray Bartolomé de las Casas, Mexico, Fondo di Cultura Economica, 1965, V.I Come facilmente si dedurrà, mi sono permesso di modificare l’ortografia, la punteggiatura e la sintassi in generale, cercando di riportare il tutto a una più fluente possibilità di lettura. Come sostiene Borges, il debito del traduttore non è tanto con il corpo del libro, condannato in qualche modo a un passato assoluto, irrecuperabile, quanto con il presente nel quale la traduzione viene eseguita. Il contesto contemporaneo in cui il traduttore rilegge e riscrive l’originale

Milton Fernández

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Fra Bartolomè de las Casas

Nato a Siviglia nel 1474 (secondo altre fonti nel 1484), detto “l’apostolo delle Indie”, insigne tra i più grandi e i più benemeriti missionari d’America e dell’ordine dei predicatori.

Arrivò per la prima volta al “nuovo mondo” nel 1502 con la spedizione di Ovanda, e sembra che nei primi otto anni della sua dimora a S. Domingo, si comportasse verso gli indigeni né più né meno come gli altri coloni. Un sermone del domenicano Antonio de Montesinos trasformò radicalmente il suo sguardo e il suo modo di concepire la vita. Nel 1510 prese gli ordini sacri (era già addottorato in diritto a Salamanca), e iniziò il suo apostolato di evangelizzazione e di tutela, denunciando al Re gli eccessi e le crudeltà degli Spagnoli. Non di rado, mentre accompagnava spedizioni di conquista, s’interpose  direttamente fra i soldati e gli indios, acquistandosi così presso questi ultimi un prestigio e una venerazione che si conservarono a lungo dopo la morte.

Nel 1522 dà alle stampe la sua Brevísima relación de la destrucción de las Indias, che diventerà un classico della narrazione sulla colonizzazione europea nei nuovi territori e lo farà diventare, da parte di coloro che quella colonizzazione stavano portando avanti:  “l’uomo più odiato di America”.

Si spense a Madrid nel 1566.

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