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Dopo aver dedicato la mia vita alla storia, alla ricerca di memorie di altri, mi accorgo che la mia vita è essa stessa memoria, mio patrimonio esclusivo.
Non più, o non solo, morti, dolori, rimpianti per ciò che è stato. Oppressione quotidiana avvinghiata alle mie spalle come Anchise, compagna non voluta, insistente come la pioggia che ti bagna, pronta a rientrare se lasci il riparo dell'oblio, un assedio costante, indefesso. Ma oggi, che le mie gambe sono stanche e doloranti, che le rughe solcano il mio viso in maniera inesorabile e progressiva, paradossalmente questo peso si è fatto più lieve. Gli stessi morti non sembrano più tali. I sorrisi di Esther, gli sguardi di Libre, l'intesa con Marcel, sono vivi e mi accompagnano lieti, quasi festosi. La memoria come un caravanserraglio, di grida e di parole sommesse allo stesso tempo, in questa Avenida Callao deserta dove ora cammino aspettando le prime luci dell'alba. Anche la mia insonnia, da malattia si è trasformata in ansia di vita, avrò tutto il tempo per il grande sonno, non voglio dormire.
Dopo anni di riposo, torno alla fatica quotidiana del vivere. Come un Sisifo felice vado incontro al crepuscolo della mia vita.
(Dalla quarta di copertina)
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