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… una voce femminile, che questa volta sembra identificarsi con l’acqua, racconta il suo fluire verso il grembo materno del Mediterraneo, dove, sfinita dal viaggio, si abbandona e si lascia cullare, quasi a ricordarci che è essa stessa costretta a seguire il suo ciclo vitale, come l’uomo. A sua volta, l’aquila impassibile, che non si inqueta al passaggio delle imbarcazioni, ha il becco che sanguina, nuovamente vittima e carnefice, mentre gli alberi, apparentemente eterni nella loro staticità, sono consumati dal tempo e dal vento. Ognuno ha un viaggio da portare a termine, ma la libertà risiede nella possibilità di percorrere il tragitto, come ci rivela la voce femminile, e di abitare lungo di esso “un mondo / Elementare”, non paradisiaco, non facile, ma del quale è possibile appropriarci…
Dalla Prefazione di Marina Bianchi
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